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Interpersonal Mindfulness e benessere relazionale: un equivoco sostanziale!

La mindfulness relazionale è una pratica che sviluppa consapevolezza nei rapporti interpersonali, superando reattività emotive e proiezioni mentali. È un'esperienza trasformativa che integra la meditazione individuale e silenziosa con il dialogo consapevole, accelerando la crescita delle qualità meditative della mente e del cuore.

Come esperto di corsi Mindfulness ed istruttore di Mindfulness Relazionale, voglio condividere con te il rischio più grande che sta correndo la meditazione relazionale o interpersonal mindfulness: quello di essere considerata una tecnica più o meno new age per aumentare gli skills comunicativi o il benessere relazionale.

Cos’è l’Interpersonal Mindfulness

L’Interpersonal Mindfulness è una forma di meditazione di consapevolezza che si propone come pratica trasformativa specificatamente dedicata a portare presenza e osservazione (consapevolezza) nel cuore della relazione con gli altri, il dialogo.  

Le relazioni sono infatti il luogo in cui con più intensità e facilità si innescano reattività emotiva e proiezioni mentali.

Molto spesso inoltre questa reattività è condizionata e non intenzionale.

Quando usiamo il linguaggio infatti la nostra attenzione è spesso centrata solo nella fase “discorsiva”, già preconfezionata, con scarsa o nulla capacità di mantenersi in contatto con tutte le altre dimensioni dell’esperienza, a cominciare da quelle percettive somatiche.

Ciò aumenta la nostra vulnerabilità a risposte automatiche e inconsapevoli da cui scaturisce un “distaccamento” dal sè e un maggior consolidamento degli “strati dell’io” e quindi una maggiore sofferenza. 

Meditazione individuale e relazionale

La meditazione relazionale, come dicevo sopra, è una forma di meditazione di consapevolezza.

Non può esistere la pratica relazionale senza aver fatto esperienza della meditazione di consapevolezza silenziosa e individuale.

Con la pratica individuale acquisiamo, nel tempo, la capacità di coltivare le qualità meditative nella Mente/Cuore lavorate dalla “consapevolezza”, queste qualità comportano una progressiva disidentificazione dagli schemi reattivi e dai meccanismi psichici che le abitudini e le esperienze hanno sedimentato in noi.

La pratica relazionale non è un’alternativa o un sostituto della pratica silenziosa, ma una sua estensione in ambito relazionale.

Il punto di vista essenziale è che attraverso la meditazione silenziosa possiamo accedere spesso solo retrospettivamente a ciò che sperimentiamo nell’interazione con l’altro.

Inoltre la consuetudine di usare la dimensione individuale e silenziosa per allenare la consapevolezza ci lascia spesso incapaci di ricordare di richiamarla quando siamo in contatto dialogico con qualcun’altro. 

Quindi in altre parole la meditazione relazionale è una pratica che parte dalla dimensione silenziosa e individuale, che è essenziale ribadisco e si arricchisce di una dimensione di allenamento della consapevolezza nella dimensione dialogica con altre persone. 

A questo va aggiunto un altro aspetto fondamentale della pratica dialogica: quando la nostra coscienza si trova in contatto diretto con un’altra coscienza, ed entrambe sostano in una dimensione di presenza e consapevolezza, accade che spesso si generi una sorta di “risonanza” che intensifica la consapevolezza di ciascuno così come le altre qualità della Mente/Cuore meditativa.

Per esempio non è raro che i meditanti in diadi o piccoli gruppi (3 persone) sperimentino un livello di stabilità-concentrazione a cui riferiscono di accedere raramente durante la pratica individuale.

Quindi potremmo parlare della pratica relazionale come di una sorta di acceleratore delle qualità nutrite con la pratica individuale.

Lo scopo dell’Interpersonal Mindfulness

Ora possiamo meglio comprendere il contenuto del titolo di questo articolo: benchè questo tipo di pratica si sviluppi in diadi o piccoli gruppi (massimo 3 persone) e quindi in un contesto relazionale, il suo unico scopo è quello di portare maggior accrescimento alle qualità meditative della Mente/Cuore nella dimensione relazionale. 

Non possiamo quindi parlare di finalità rivolte all’ottenimento di nuovi skills comunicativi o relazionali

Queste possono essere al limite degli effetti indiretti della pratica relazionale. 

Se sono infatti centrato e presente nel dialogo con un’altra persona probabilmente avrò un’attitudine empatica e compassionevole.

Se seguo le linee guida della pratica relazionale come ad esempio “dire la verità”, sarò probabilmente spinto dal cuore aperto ad usare uno stile comunicativo che non sia tendente a instaurare conflitto o contrapposizione, ma che al contrario inviti a “vicinanza compartecipativa”.

Senza considerare inoltre, come già espresso in precedenza, che il prerequisito essenziale per avvicinarsi alle pratiche relazionali è sempre e comunque una pregressa esperienza nella dimensione delle pratiche individuali e silenziose, senza la quale sarà inevitabile trasformare le istruzioni, le contemplazioni o le linee guida di questa pratica meditativa (peraltro scarsamente efficaci senza il contesto meditativo) in piccole tecniche new age per ottenere incrementi superficiali di qualche genere in ambito comunicativo o relazionale. 

Programma di Mindfulness relazionale o interpersonal mindfulness

È un programma intensivo di otto settimane che si basa sulla pratica meditativa interpersonale dell’Insight Dialogue. 

L’adattamento è frutto della collaborazione tra Gregory Kramer, Florence Meleo-Meyer, direttrice dei training per istruttori del Center for Mindfulness di Worcester, MA, e Phyllis Hicks, Senior Teacher di Insight Dialogue e istruttore MBSR. Il tutto sotto gli auspici di Metta Foundation, la fondazione di G. Kramer che promuove la meditazione relazionale.

Lo scopo del programma è portare i partecipanti a sviluppare le qualità meditative della Mente/Cuore sia individualmente che nella relazione dialogica con l’altro. 

La pratica che si evolve in questo programma è semplice: dopo una parte iniziale di meditazione individuale e silenziosa i partecipanti vengono divisi in coppie (diadi) o in piccoli gruppi per riflettere insieme su argomenti contemplativi e universali, come la morte, il cambiamento, l’abbandono, il dubbio, il giudizio, il tradimento ecc.. 

Vengono offerte istruzioni sulle modalità di approfondimento del dialogo, come ad esempio “fare pausa” nel momento in cui riconosciamo il bisogno di tornare alla risorsa della consapevolezza, o come “rilassarsi” nel momento in cui ci rendiamo conto di essere in preda alla reattività. 

Nella meditazione relazionale i partecipanti hanno maggiori stimoli alla reattività o all’attaccamento rispetto alla pratica silenziosa.

Ma nonostante la difficoltà a rimanere centrati e presenti a causa delle risposte automatiche o delle proiezioni mentali, essi scoprono il potere unico del reciproco sostegno nel vedere le cose così come sono. 

Insieme le linee guida, le contemplazioni, la pratica e le intuizioni affrontano le dinamiche della relazione con altri esseri umani; è per questo che si integrano con facilità e naturalezza nella vita quotidiana, passo dopo passo.  

Ti invito a esplorare la mindfulness relazionale come una pratica potente per sviluppare consapevolezza verso te stesso, le tue sovrastrutture discorsive e il modo in cui ti relazioni con gli altri.

Riferimenti.

Tratto in parte liberamente da: “Mindfulness relazionale, Gregory Kramer” ed. Bolatti Berlinghieri”.

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Operatore e Insegnante di Shiatsu I.R.T.E.
Istruttore A.I.M. di protocolli mindfulness based (MBSR) per privati e aziende.

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