Dopo ogni crisi, finanziaria, economica, sociale, politica, le opportunità insite nella trasformazione si manifestano, presto o tardi.
Così accade spesso che, dopo una crisi, gli imprenditori più aperti di mente e pronti a cogliere le opportunità che il cambiamento porta con sé, sentano il bisogno di cambiare il loro stile di leadership perché la crisi ha influenzato anche i loro valori personali, in parte o in toto.
Le più recenti crisi finanziarie hanno messo in luce l’errore di misurare il benessere, il successo personale in termini strettamente monetari.
I manager e gli imprenditori meno avveduti, in passato, hanno sovente celebrato la crescita dei loro guadagni senza farsi domande sul processo che li aveva generati.
Molti leader, in questo contesto comprendiamo tutti i tipi di leader, hanno anteposto l’interesse personale agli interessi delle loro organizzazioni e hanno finito per perdere i dipendenti o deludere i clienti e gli azionisti che si erano fidati di loro.
Troppi leader rimangono coinvolti in un gioco senza rendersene conto: misurano la loro autostima sulla base del loro patrimonio netto. A loro parziale giustificazione non dimentichiamo le enormi pressioni quotidiane alle quali sono sottoposti che condizionano il destino di decine, centinaia di lavoratori e delle loro famiglie. Più grande è l’azienda, più alto è il numero degli stakeholder coinvolti.
Spesso il mondo degli affari è considerato un oceano dove esistono solo due grandezze di pesci: quelli piccoli e gli squali.
Gli imprenditori cresciuti con questa cultura o che hanno accettato supinamente questa “forma mentale”, hanno sviluppato le caratteristiche dello squalo, nella convinzione che dimostrare più scaltrezza negli affari e gestire le persone come un piccolo esercito personale fosse indice di capacità manageriali.
La collettività, dal canto suo, ha spesso celebrato questo modo di gestire le aziende in onore a virtù che richiamano alla memoria spietati condottieri dell’antichità.
I cambiamenti dopo le crisi non sempre sono globali e non sempre influenzano tutti.
Come ho già detto, solo alcuni imprenditori si rendono conto della necessità di trasformazione e che per assumersi maggiori responsabilità di leadership occorre fare una scelta difficile e consapevole: rimanere con i piedi per terra ed essere autentici, affrontare nuove sfide con umiltà e bilanciare il successo professionale con misure più importanti ma meno facilmente quantificabili del conto economico.
È molto più facile a dirsi che a farsi.
Essere un leader consapevole non è una moda che può arricchirti o trasformarti nella persona che non sei; ti offre gli strumenti per misurare e gestire la tua vita mentre la vivi, così com’è.
La mindfulness insegna a restare nel momento presente intenzionalmente, osservando i propri sentimenti ed emozioni e imparando a gestirli, soprattutto di fronte a situazioni altamente stressanti.
Quando fai pratica di mindfulness, acquisisci consapevolezza della tua presenza, delle tue azioni e dei modi in cui influenzi e agisci nei confronti delle altre persone. E questo ti impedisce di ritrovarti a vivere una vita basata solo su reazioni automatiche e inconsapevoli che ti allontana dai valori più profondi, tuoi o di un’ organizzazione.
Non uso la parola “pratica” alla leggera. Anzi sono cosciente che una grande quantità di imprenditori italiani disdegna tutto quello che li allontana dalla concezione “standard” del fare impresa, cioè fare soldi per acquisire potere, prestigio e beni materiali.
Per acquisire consapevolezza e chiarezza sul momento presente, devi essere in grado di calmare la tua mente. Questo è tremendamente difficile e richiede una vita di pratica.
Tra le centinaia di partecipanti ai corsi di MBSR (Mindfulness Based Stress Reduction) per privati e imprese che tengo da molti anni, ricordo la testimonianza di un imprenditore che ha scoperto i vantaggi della pratica di mindfulness nonostante fosse convinto di fare una breve esperienza che non avrebbe aggiunto niente alla sua già grande esperienza di leader.
“La meditazione è stata una manna dal cielo per me. In qualità di leader iperattivo, mi è stata diagnosticata la pressione alta intorno ai trent’anni. Quando ho iniziato a meditare, sono stato in grado di rimanere più calmo e concentrato nella mia leadership, senza perdere il “vantaggio” che credevo mi avesse fatto avere successo. La meditazione mi ha permesso di liberarmi delle molte banali preoccupazioni che una volta si impossessavano di me e di ottenere chiarezza su ciò che era veramente importante. Gradualmente sono diventato più consapevole di me stesso e più sensibile all’impatto che stavo avendo sugli altri. Altrettanto importante, la mia pressione sanguigna è tornata alla normalità ed è rimasta lì.”
Negli ultimi anni, migliaia di studi scientifici hanno dimostrato i numerosi benefici della meditazione, a cominciare dalla capacità di migliorare lo stato di salute complessiva dell’organismo umano.
I benefici della meditazione coprono una vasta area di condizioni, dall’ipertensione e l’artrite all’infertilità, dalla riduzione dello stress al miglioramento dell’attenzione e dell’elaborazione sensoriale. È stato anche osservato l’impatto della meditazione sull’alterazione fisica di parti del cervello associate all’apprendimento e alla memoria, alla regolazione emotiva, alle abilità cognitive critiche per i leader che tentano di mantenere il proprio equilibrio sotto pressione costante.
Molti amministratori delegati e aziende stanno abbracciando la meditazione, ma sono anche consapevole che potrebbe non essere per tutti. Soprattutto per chi non è avvezzo ad informarsi sui risultati di esperimenti e studi sulle conseguenze positive di un stile di vita improntato ad una maggiore consapevolezza di sé.
L’importante è avere un tempo prestabilito ogni giorno per ritirarsi dalle forti pressioni della leadership e fare spazio a ciò che sta accadendo dentro di sé.
Conosco leader che hanno imparato a ritagliarsi del tempo per tenere un diario quotidiano, meditare camminando, fare esercizi di respirazione, dedicare 10 minuti due volte al giorno al body-scan, ecc.
Coinvolgere i propri manager in una semplice quanto efficace pratica di mindfulness è possibile in tutte le imprese. Alla Eileen Fisher di New York, azienda che ha fatto della pratica di mindfulness uno stile di business management, ogni riunione inizia con un minuto di silenzio.
In Italia qualcosa di simile è testimoniato dall’attività di Niccolò Branca (Presidente e Amministratore Delegato Holding del Gruppo Branca International S.p.A.), l’imprenditore che ha portato la mindfulness nella propria azienda, con notevoli e positivi risultati per tutta l’organizzazione.
Indipendentemente dalla pratica introspettiva quotidiana che scegli, la ricerca di una leadership consapevole ti aiuterà a ottenere chiarezza su ciò che è importante per te e una comprensione più profonda del mondo che ti circonda.
La consapevolezza ti aiuterà a eliminare le banalità e le preoccupazioni inutili su cose non importanti, a nutrire la passione per il tuo lavoro e la compassione per gli altri e a sviluppare la capacità di responsabilizzare le persone nella tua organizzazione.
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