Il quarto e ultimo mito da sfatare sulla Mindfulness è uno dei più radicati, in particolare tra chi ne ha una vaga idea e associa la Mindfulness a film e storie di ritiri in India o guru che meditano per anni in una caverna.
Vivere consapevolmente, momento per momento non è solo assaporare le gioie della vita, godere di un bel tramonto sul mare, sentire il dolce del cioccolato scenderti per la gola o gustare le bollicine di champagne durante una cena romantica.
La felicità, come ogni altra esperienza, può avere un sapore amaro quando pretendiamo che duri per sempre oppure il sapore dolce che hanno tutte le cose che viviamo pienamente, accettandole finchè durano.
Perciò praticare la Mindfulness non vuol dire essere felici e beati tutto il tempo. È anche, e soprattutto, notare come ti stai difendendo dopo aver perso le staffe, osservarti mentre reagisci automaticamente a emozioni o sentimenti come collera o gelosia, a come ti assale l’ansia e perché, notare cosa percepisci e come reagisce il tuo corpo quando sei trattata ingiustamente.
Come ripeto spesso, non esistono esperienze o emozioni negative o positive, solo esperienze e la Mindfulness ti insegna a vederle tutte con imparzialità.
Vivere consapevolmente significa fare un passo indietro difronte a fatti, emozioni, sensazioni, comportamenti nostri e altrui ed osservare imparzialmente tutte le situazioni della vita, anziché vivere con il pilota automatico sempre innescato, lasciando che ci guidi verso le nostre reazioni che non riusciamo a controllare.
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